Adesso occorre definire il percorso di un nuovo ecosistema industriale, in grado di valorizzare le straordinarie opportunità di una regione che negli ultimi decenni sembra avere perso la propensione alla crescita che ne aveva caratterizzato il boom economico negli anni Settanta e Ottanta.
Nuovi cluster industriali, la valorizzazione dei Centri di Ricerca e dell'Alta formazione, la scommessa sulle nuove infrastrutture strategiche, l'integrazione tra industria, ambiente, cultura e turismo. Dopo i grandi investimenti del passato l'Abruzzo deve prepararsi ad entrare in una nuova fase di sviluppo investendo sull’innovazione e la ricerca di qualità, come testimoniano le imprese del cluster chimico-farmaceutico e dell'Alta formazione, con INFN e GSSI che attraggono talenti da tutto il mondo, e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, uno degli otto in Italia.
Abruzzo Sviluppo SpA, la società in house della Regione che si occupa di promozione e sviluppo industriale, deve essere capace di definire il suo ruolo all’interno della costruzione di questo nuovo ecosistema, la cui valorizzazione non può prescindere dalle competenze e dal know-how che Abruzzo Sviluppo ha maturato in più di venti anni di attività. La valorizzazione della missione di Abruzzo Sviluppo sarà ancora più importante alla luce della imminente fusione della società con la Finanziaria Regionale, perché tra i compiti del nuovo soggetto per lo sviluppo del sistema economico regionale, l’accompagnamento alla crescita delle imprese e al loro (ri)posizionamento sui mercati dovrà trovare certamente spazio nel futuro piano industriale al quale sarà chiamato a dare il suo contributo il nuovo Consiglio di Amministrazione.
Da questo punto di vista la recente istituzione del Tavolo regionale sulla internazionalizzazione, che vede proprio Abruzzo Sviluppo protagonista insieme con Regione, Camere di Commercio e Arap per sostenere le Pmi all’Expo di Dubai, vuole segnare un nuovo modello di interlocuzione nella relazione tra il sistema pubblico e quello delle imprese.
Per creare ambienti proattivi, che sappiano promuovere e sviluppare innovazione, nei quali i soggetti possano sviluppare autonomia e responsabilità a prescindere dal contributo pubblico, vanno sostenuti anche in Abruzzo due elementi: la valorizzazione dell’alta formazione (a patto che si eviti la superfetazione delle cattedre e dei corsi che non producono innovazione); rafforzare il dialogo tra il sistema della formazione e le imprese.
Proprio per sostenere la necessità di investire in nuove idee imprenditoriali, Abruzzo Sviluppo è diventato partner istituzionale StartCup, una iniziativa intelligente che sta incrementando la cultura della innovazione competitiva in Abruzzo.
Abruzzo Sviluppo, inoltre, per la prima volta ha destinato al sostegno dei Dottorati di Ricerca industriali e degli Istituti Tecnici Superiori una quota significativa del suo bilancio. La nostra ambizione è quella di agevolare nelle Pmi abruzzesi il loro ruolo di incubatore delle idee e dei progetti di innovazione che i giovani ricercatori hanno sviluppato all’Università, o immaginato nelle aule degli Istituti. Abbiamo anche una importante dotazione economica sulle reti di impresa, che spero possa tradursi in nuovi bandi per sostenere il rinnovamento delle Pmi.
Da questa emergenza globale nasceranno, infatti, nuovi cluster di specializzazione e figure professionali ibride, perché è stata distrutta definitivamente la concezione del lavoro novecentesca, e superato l’idea della globalizzazione che avevamo fino a ieri.
La crisi del 2008 ci ha fatto perdere il 25% del tessuto imprenditoriale, senza successivi effetti compensativi; questa emergenza sanitaria causerà un’ulteriore contrazione di 650 miliardi di euro. L’Italia può superarla se cambia radicalmente, con riforme strutturali che modernizzino lo Stato, abbattano la burocrazia, affrontando con determinazione i deficit strutturali del nostro Paese: infrastrutture, 5G e banda ultralarga, scarsa innovazione, accesso al credito, formazione, certezza del diritto, cultura anti industriale.
Il virus ha accelerato la consapevolezza delle organizzazioni verso tre grandi trasformazioni: quella digitale, quella demografica e quella climatica. In pochi mesi anche in Italia i concetti di tempo e spazio del lavoro sono radicalmente mutati e si sono modellati per venire incontro alle esigenze delle persone.
Abbiamo scoperto che facilitare la vita dei lavoratori avrebbe determinato benefici sull’ambiente e sulla vivibilità delle nostre città, con aumenti sostanziali di produttività e redditività delle organizzazioni. E il benessere dei lavoratori è un ingrediente decisivo per la produttività.
L’emergenza sanitaria ci ha ricordato la complessità del lavoro di oggi e che siamo tutti interdipendenti dentro le catene globali del valore. Questo presuppone una grande capacità di analisi e di conoscenza del funzionamento delle fabbriche globali e delle loro supply chain. Con questo virus, infatti, l’industria ha riacquistato un peso rilevante nell’economia reale, quella fatta di manufatti concreti, di pezzi di ricambio e forniture, nella quale la prossimità delle produzioni è un valore da preservare almeno per le filiere essenziali. Per questo dobbiamo tenerci strette produzioni strategiche come l’acciaio, l’automotive, la filiera aerospaziale e il biomedicale, interrompendo una volta per tutte quella spirale antindustriale che fa male alla nostra economia, a vantaggio di quella degli altri Paesi concorrenti.
In Italia come in Abruzzo, che per fortuna è e resterà una regione dalla forte vocazione industriale.